FOTOGRAFARE CON I MAESTRI

FOTOGRAFARE CON I MAESTRI

Non è la fotocamera a fare la magia, ma l'idea dietro l'obiettivo. È lo sguardo del fotografo che trasforma la realtà in poesia, dando voce a storie invisibili e luce a emozioni nascoste.

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Gianni Berengo Gardin: la straordinaria vita del maestro della fotografia italiana

2024-11-23 13:30

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Di Alessio Jacona from Rome, Italy - Gianni Berengo Gardin, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=141711336

Gianni Berengo Gardin è uno dei fotografi italiani più influenti e amati, conosciuto in tutto il mondo per il suo stile inconfondibile e per il suo ap

Gianni Berengo Gardin è uno dei fotografi italiani più influenti e amati, conosciuto in tutto il mondo per il suo stile inconfondibile e per il suo approccio documentaristico. Con oltre sei decenni di carriera, Berengo Gardin ha raccontato l’Italia e il mondo attraverso immagini in bianco e nero che catturano la bellezza, le contraddizioni e l’umanità del nostro tempo.

 

Le origini di Gianni Berengo Gardin: una passione nata a Venezia

Gianni Berengo Gardin nasce il 10 ottobre 1930 a Santa Margherita Ligure, ma cresce a Venezia, città che considera il suo vero punto di riferimento. È qui che sviluppa una sensibilità unica verso l’arte e l’architettura, influenze che plasmeranno il suo lavoro fotografico.

Negli anni '50, Berengo Gardin inizia a scattare fotografie per illustrare i suoi articoli giornalistici, avvicinandosi alla fotografia come autodidatta. A quel tempo, un parente americano gli regala alcuni libri di fotografia che lo introducono al lavoro di grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Willy Ronis ed Édouard Boubat.

 

Gianni Berengo Gardin e il fotogiornalismo: l’inizio di una carriera straordinaria

Nel 1962, Berengo Gardin decide di intraprendere la carriera di fotoreporter. Collabora con importanti testate italiane e internazionali come Domus, Epoca, Le Figaro, L’Espresso, Time, e Stern. La sua abilità nel cogliere momenti autentici e significativi lo rende uno dei fotografi più richiesti del periodo.

Le sue fotografie, che spaziano dal reportage sociale alla documentazione architettonica, testimoniano il cambiamento della società italiana nel dopoguerra, offrendo uno sguardo unico sul Paese.

 

Le collaborazioni con il Touring Club Italiano e l’Istituto Geografico De Agostini

Tra il 1966 e il 1983, Gianni Berengo Gardin lavora con il Touring Club Italiano e l’Istituto Geografico De Agostini. Realizza numerosi volumi dedicati al paesaggio italiano ed europeo, consolidando la sua reputazione come uno dei principali narratori visivi dell’Italia.

Queste collaborazioni gli permettono di viaggiare e documentare non solo le bellezze naturali e architettoniche, ma anche gli aspetti meno conosciuti della vita quotidiana, creando un archivio fotografico di inestimabile valore.

 

La fotografia di Gianni Berengo Gardin: uno strumento di documentazione sociale

Berengo Gardin vede la fotografia come un potente strumento di testimonianza. Uno dei suoi lavori più celebri, “Morire di classe” (1969), realizzato insieme a Carla Cerati, documenta le condizioni disumane nei manicomi italiani. Questo reportage ha avuto un ruolo significativo nella chiusura delle strutture manicomiali grazie alla legge Basaglia del 1978.

Attraverso i suoi scatti, il fotografo cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi sociali, trasformando ogni immagine in una denuncia e una riflessione.

 

La collaborazione con Renzo Piano: architettura e fotografia

Nel 1979, Gianni Berengo Gardin inizia a collaborare con l’architetto Renzo Piano, documentando la realizzazione di alcuni dei suoi progetti più iconici. Questa collaborazione si traduce in una serie di fotografie che catturano non solo la bellezza delle strutture, ma anche il processo creativo e le persone dietro ogni progetto.

Questo lavoro arricchisce il suo portfolio con immagini che testimoniano l’evoluzione dell’architettura contemporanea.

 

L’arte della fotografia in bianco e nero secondo Gianni Berengo Gardin

Berengo Gardin ha sempre preferito la fotografia in bianco e nero. Questa scelta, profondamente consapevole, riflette la sua convinzione che il bianco e nero renda l’immagine più diretta e universale, eliminando le distrazioni del colore.

Nonostante l’avvento del digitale, il fotografo ha deciso di rimanere fedele alla pellicola, sostenendo che i negativi siano un supporto più tangibile e duraturo per la conservazione delle immagini.

 

Gianni Berengo Gardin e le sue pubblicazioni: oltre 250 libri fotografici

Con oltre 250 libri pubblicati, Gianni Berengo Gardin ha lasciato un’eredità straordinaria. Tra i titoli più noti si annoverano “Venise des Saisons”, “Morire di classe”, “L’occhio come mestiere”, e “Un paese vent’anni dopo”, realizzato con Cesare Zavattini.

Queste pubblicazioni non sono semplici raccolte fotografiche, ma veri e propri strumenti di narrazione visiva, capaci di raccontare storie e suscitare emozioni profonde.

 

Mostre e riconoscimenti: il successo internazionale di Berengo Gardin

Berengo Gardin ha esposto le sue opere in oltre 300 mostre personali in tutto il mondo. Tra le più celebri si ricordano le antologiche di Arles, Milano, Losanna, Parigi e New York.

Nel 1972, la rivista Modern Photography lo ha incluso tra i 32 fotografi più importanti del mondo. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Lucie Award alla carriera (2008) e la laurea honoris causa in Storia e critica dell’arte presso l’Università di Milano (2009).

 

L’archivio fotografico di Gianni Berengo Gardin: un patrimonio inestimabile

Con oltre 1,5 milioni di negativi, l’archivio fotografico di Berengo Gardin rappresenta una delle collezioni più ricche e complete della fotografia italiana. Questo patrimonio è oggi gestito dalla Fondazione Forma per la Fotografia di Milano, che ne garantisce la conservazione e la valorizzazione.

 

Conclusione: l’eredità di Gianni Berengo Gardin nella fotografia mondiale

Gianni Berengo Gardin ha dedicato la sua vita a documentare la realtà attraverso immagini che combinano estetica e contenuto sociale. La sua opera rappresenta un punto di riferimento per la fotografia internazionale e un invito a riflettere sulle storie nascoste dietro ogni scatto.

Con la sua sensibilità unica e il suo impegno instancabile, Berengo Gardin ha dimostrato che la fotografia può essere molto più di un’arte visiva: può diventare una testimonianza eterna del nostro tempo.


 

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